Va bene così

Oggi vi presento ‘Va bene così’, un ‘mea culpa’ pronunciato al posto di una intera generazione che, a fatica, recita il proprio.

Il testo rappresenta l’analisi, fredda e cinica, di un mondo ben distante da come lo avevamo immaginato. L’apertura del brano è affidata ad una marcia che fa da sipario alla chitarra. L’atmosfera è pesante, angosciante: il rimando è ad uno stato catatonico del pensiero e dell’azione. Poi il basso, la voce quasi parlata, che d’un tratto rimarca con un urlo soffocato tutta la rassegnazione:

“Con alle spalle chilometri di strade da fare quante volte avrei voluto il tempo fermare ma va bene così. Idee che suonano più forti di infinite fanfare sulle rovine a piedi nudi avrei dovuto camminare ma va bene così.”

C’è qualcuno che sta guardando dentro e fuori descrivendo ciò che vede: soltanto macerie e desolazione, quanto resta delle occasioni perse, delle vite mai vissute. Due mondi, due anime. In mezzo, il vuoto. Noi siamo lì, sospesi. Un coro di voci inascoltate.

“La storia è sbagliata, forse anche finita crollerà la notte a illuminare questa vita che restituisce tutto di quel tanto che hai preso avrai le tasche piene delle volte in cui ti sei arreso?”

Va bene così, un brano dell’album Linea di Confine

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